"Stampare" nella poesia

La visione del verbo stampare nella poesia step#7

Il verbo "stampare" nella maggior parte dei testi poetici non si riferisce all'azione di stampare parole, articoli o parole, ma si riferisce al fatto di lasciare le impronte, le orme sul terreno come testimonianza di passaggio, oppure come la possibilità di mobilità massima dell'essere umano (un po' come le colonne d'Ercole). Quest'ultimo è il caso dell'uso che ne fa Petrarca nel suo sonetto "Solo e pensoso i più diserti campi" . Nel testo il verbo "stampare" compare nell'ultimo verso della prima quartina e lo usa per sottolineare la solitudine che prova, quella che in realtà il poeta cerca per ritrovare tranquillità e serenità, e perché soprattutto vuole proteggersi dai pensieri degli altri uomini, ma nonostante lui fugga dagli uomini c'è la natura che lo perseguita e così la sua solitudine viene inglobato da un amore che gli provoca sofferenza ma da cui non può ne fuggire ne rifugiarsi (argomento trattato nelle due terzine).
Di seguito il sonetto.

Solo e pensoso i più diserti campi
vo mensurando a passi tardi e lenti,
e li occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman l'arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché ne li atti d'allegrezza spenti
 di fuor si legge com'io dentro avampi.

Si ch'io mi credo omai che onti et piagge
e fiumi e selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch'è celata altrui.

Ma pur si aspre vie né si selvagge
cercar non so, ch'Amor non venga sempre
ragionando con meco, e io con lui.

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